Il Rapporto analizza l’innovazione digitale nel Retail in Italia, quantificando il valore dell’investimento, analizzando la governance dei progetti di innovazione e valutando lo stato di adozione e maturità di utilizzo dell’innovazione digitale sia a livello generale sia a livello di singolo comparto merceologico (Abbigliamento, Alimentare e Informatica ed elettronica di consumo).
Il Retail in Italia è caratterizzato da un’elevata frammentazione: molte più imprese rispetto a Francia, Germania e UK, e un fatturato medio per impresa fino a quattro volte inferiore. Se ci focalizziamo sulla domanda, notiamo che la congiuntura economica negativa ha portato negli ultimi sei anni (dal 2008 ad oggi) a una progressiva diminuzione dei consumi. Inoltre le abitudini e i comportamenti di acquisto dei consumatori stanno cambiando profondamente sotto la spinta della rivoluzione digitale in atto. Anche se la frammentazione del tessuto Retail italiano potrebbe frenare i progetti di innovazione digitale, in questo contesto di forte trasformazione i retailer sono chiamati a innovare e a considerare la tecnologia come uno strumento capace di abilitare nuove modalità di business. Ma i retailer italiani hanno un’adeguata consapevolezza della necessità di innovare e delle opportunità legate all’innovazione digitale? Dalla nostra Ricerca, focalizzata sui primi 250 retailer per fatturato in Italia, emerge come gli investimenti in innovazione digitale dei top retailer siano ancora limitati (nell’intorno di pochi decimi di punto percentuale del valore del venduto). Si evince, inoltre, come la promozione dell’investimento in innovazione digitale derivi, nella maggior parte dei casi, da uno sforzo congiunto tra la divisione ICT e le linee di business (Marketing & Sales, Acquisti, Logistics & Supply Chain, Operations, etc.), mentre lo stanziamento del progetto sia, nella metà dei casi, a carico dell’area ICT.
Il Rapporto analizza l’innovazione digitale nel Retail in Italia, quantificando il valore dell’investimento, analizzando la governance dei progetti di innovazione e valutando lo stato di adozione e maturità di utilizzo dell’innovazione digitale sia a livello generale sia a livello di singolo comparto merceologico (Abbigliamento, Alimentare e Informatica ed elettronica di consumo).
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In un’economia che a livello globale è sempre più condizionata dagli effetti della rivoluzione digitale, l’Italia investe ancora troppo poco in innovazione. Non sembra tradursi in fatti l’apparente accresciuta consapevolezza di quanto la trasformazione digitale sia un passo fondamentale per continuare a giocare un ruolo nell’economia globale che le imprese e le istituzioni italiane dichiarano. Per passare dalla consapevolezza ai fatti occorre innanzitutto una coraggiosa riorganizzazione non solo della Direzione ICT, ma anche delle stesse Line of Business, per rinnovare nel complesso competenze, ruoli e processi che devono guidare l’innovazione e la trasformazione digitale.
La Survey condotta dalla Digital Innovation Academy su un campione significativo di CIO di medio-grandi e grandi imprese italiane mostra come nel prossimo futuro sia destinato a proseguire il trend che ha portato negli ultimi anni ad un progressivo snellimento del Nucleo operativo a fronte di un potenziamento di altri ruoli e competenze. Il 17% delle Direzioni ICT, in particolare, prevede l’aumento delle risorse dedicate al presidio dei clienti interni, il 14% indica la crescita dei ruoli dedicati alla Governance e il 19% pianifica un incremento nei ruoli della Linea intermedia. Pur con le specifiche declinazioni per settore, tra le sfide organizzative che appaiono prioritarie ritroviamo al primo posto la Gestione dell’Innovazione, in termini di ruoli e processi, con una percentuale di preferenze che arriva al 49%, e il Demand Management con il 34% delle preferenze; seguono i ruoli e le competenze per le soluzioni Mobile (33%) e sale al quarto posto per il 2015 il ricorso all’outsourcing con il 32% delle scelte, modalità agile, e se ben presidiata costruttiva, per acquisire ruoli e competenze. Il 2014 ha visto imporsi, non soltanto nella letteratura internazionale ma anche nella realtà quotidiana delle nostre imprese, l’evidenza della natura pervasiva e potenzialmente “disruptive” dell’innovazione digitale. Ogni business è, o sta diventando, un business digitale. Ogni business di conseguenza, per quanto grande e consolidato, può essere travolto in breve tempo da un concorrente che, grazie ad una migliore interpretazione dei trend del digitale, può riuscire a rendere la propria offerta migliore e più economica agli occhi del cliente. Mentre nei settori tipici del digitale le innovazioni si susseguono a ritmi esponenziali, anche i prodotti fisici sono sempre più arricchiti e sostituiti dal digitale.
In questo quadro da “tempesta perfetta”, le imprese italiane devono fare i conti con un sistema Paese che appare avvolto da una strutturale disattenzione agli investimenti tecnologici a cui la tanto attesa Agenda Digitale non ha posto ancora rimedio. Le stime effettuate a fine del 2013 prevedevano una sostanziale invarianza dei budget, facendo sperare nella fine della lunga fase di flessione ed in una imminente inversione di tendenza. In realtà così non è stato. Il processo di profonda razionalizzazione interna e taglio di investimenti non sembra infatti ancora terminato: il rapporto tra budget ICT e fatturato nel 2014 è sceso al 2,1%, con un'ulteriore flessione rispetto al 2,5% del 2013. Anche per il 2015 i CIO prevedono che il trend di discesa continui con un ulteriore calo dei budget dell’1,47%, in netta controtendenza con le stime internazionali che prevedono budget in crescita. |
L' AutoreMaurizio Diotallevi, consulente per il web & social marketing di piccole/micro imprese e professionisti, appassionato per l' innovazione digitale. Archivio
Marzo 2017
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