I social media rappresentano una risorsa importante e low-cost soprattutto per le piccole imprese: sfruttare questi canali di comunicazione senza prima scegliere una strategia da adottare, tuttavia, può rivelarsi controproducente.
Interagire con gli utenti della Rete via Facebook o Twitter, ad esempio, offre l'opportunità di utilizzare un linguaggio meno formale e di mostrare il volto reale dell'azienda, impedendo che si creino inutili barriere che possono impedire di ampliare la platea dei clienti.
Scegliere i canali giusti è fondamentale: non esistono solo i più comuni social network, infatti, ma anche l'apertura di un blog e la pubblicazione di video su YouTube potrebbe rivelarsi scelte molto proficue.
In ogni caso, la comunicazione realizzata attraverso i social media deve essere basarsi sulla condivisione di contenuti utili a chi legge, che possano essere di interesse per i fan o follower.
È evidente quanto notevole sia l’impatto dei Social media sulla società e sul mondo economico, nonostante sembrassero (e ad alcuni sembrino ancora) giochetti per sfaccendati.
Grazie al web, infatti, anche pmi e piccole attività locali hanno ora la possibilità di raggiungere il grande pubblico, fino ad allora precluso perché in mano a chi aveva i fondi necessari per arrivare a tv e quotidiani: grazie a internet i costi per promuoversi crollano, vi sono nuove opportunità anche per chi si presenta come emergente realtà di business, senza contatti e con scarsi budget.
Gli Utenti: si sono evoluti al punto tale da poter essere considerati essi stessi il fattore determinate per l’evoluzione del web marketing a cui assistiamo continuamente, mese dopo mese. Il Web Marketing, e ancor di più il mondo dei Social Media, ha trasformato la comunicazione tra aziende e utenti: si parla di dialogo, perciò si impone una comunicazione bidirezionale, in cui condivisione, esperienze, intrattenimento ed emozioni sono al centro della relazione che ogni brand deve avere con i propri potenziali clienti.
Le aziende stesse si trovano a dover stravolgere il marketing: non c’è più il prodotto ma il cliente ed i suoi bisogni al centro di ogni sforzo. E’ necessario creare relazioni e fiducia.
Una ricerca condotta da Asfor, l’associazione delle business school italiane, ha rilevato infatti che, nel pieno della crisi, le aziende che non hanno fatto ricorso alla formazione manageriale (in generale) hanno bruciato l’8% del fatturato tra il 2007 e il 2010.
Al contrario, le aziende che hanno creduto nella formazione e nelle nuove modalità per arrivare a nuovi clienti e a internazionalizzare, grazie a corsi di formazione strutturati, hanno aumentato il fatturato di media del 33%.
Il Presidente di Asfor, Vladimir Nanut, ha dichiarato: “chi spende in formazione è una piccola minoranza, ma oggi il vantaggio competitivo non si basa più solo sul prodotto, occorre conoscere gli strumenti adatti di gestione. Chi li ha acquisiti si rende conto che, per esempio, gli conviene assumere giovani laureati, magari con master, e sa dialogare con loro. Invece il vecchio proprietario di un’azienda che vede chi ha studiato come una minaccia e che teme di perdere il controllo, rischia di perdere qualcosa di ben più grande, l’azienda stessa”
Insomma, dove non arriva il buon senso, ci sono le statistiche. Lo scrittore inglese Julian Barnes ha sintetizzato questi concetti con una frase a mio avviso tanto semplice quanto efficace: “Più impari, meno temi“.