I social media aiutano a vendere online se sono però gestiti correttamente. Questo è quanto sostenuto all‘ultimo convegno organizzato da Netcomm con Showroomprive.com per approfondire la frontiera del social media marketing. Nel dettaglio Giacomo Catanoso, digital market intelligence director di GFK ha sostenuto: “I social network servono a vendere, è però necessario seguire delle regole, alcune dettate dal semplice buon senso, altre che emergono dall’analisi delle campagne sia paid che owned e earned. Questi mezzi in termini generali funzionano nell’e-commerce se lo strumento è ben usato, quando, per cominciare, non si riciclano contenuti creativi pubblicati online da altri e quando la regia è ben pianificata. Sono efficaci se la campagna è globale, cioè sia online che offline, e comprende attività, call to action, che coinvolgono entrambi i mezzi, rispettando sempre la differenza dei target e con grande attenzione a un disegno complessivo omogeneo”. Questo significa anche essere in grado di pubblicare contenuti che aiutino a delineare gli utenti sulla base delle loro interazioni, riutilizzando le informazioni che emergono per riproporre messaggi e contenuti a questo punto profilati che quindi hanno più probabilità di vendere un dato prodotto. “Oggi le imprese si sono spostate direttamente sul cliente o sul consumatore, anche attraverso le comunicazioni dirette e i canali social. È diventato, quindi, importante sapere parlare anche in chiave editoriale con il consumatore finale, coerentemente con la propria strategia” ha concluso Roberto Liscia, Presidente di Netcomm.
Lo ha confermato un convegno di Netcomm, non basta però essere su queste piattaforme, serve attuare una strategica ad hoc per parlare direttamente con il cliente
I social media aiutano a vendere online se sono però gestiti correttamente. Questo è quanto sostenuto all‘ultimo convegno organizzato da Netcomm con Showroomprive.com per approfondire la frontiera del social media marketing. Nel dettaglio Giacomo Catanoso, digital market intelligence director di GFK ha sostenuto: “I social network servono a vendere, è però necessario seguire delle regole, alcune dettate dal semplice buon senso, altre che emergono dall’analisi delle campagne sia paid che owned e earned. Questi mezzi in termini generali funzionano nell’e-commerce se lo strumento è ben usato, quando, per cominciare, non si riciclano contenuti creativi pubblicati online da altri e quando la regia è ben pianificata. Sono efficaci se la campagna è globale, cioè sia online che offline, e comprende attività, call to action, che coinvolgono entrambi i mezzi, rispettando sempre la differenza dei target e con grande attenzione a un disegno complessivo omogeneo”. Questo significa anche essere in grado di pubblicare contenuti che aiutino a delineare gli utenti sulla base delle loro interazioni, riutilizzando le informazioni che emergono per riproporre messaggi e contenuti a questo punto profilati che quindi hanno più probabilità di vendere un dato prodotto. “Oggi le imprese si sono spostate direttamente sul cliente o sul consumatore, anche attraverso le comunicazioni dirette e i canali social. È diventato, quindi, importante sapere parlare anche in chiave editoriale con il consumatore finale, coerentemente con la propria strategia” ha concluso Roberto Liscia, Presidente di Netcomm.
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Le statistiche sui comportamenti degli utenti web sono sempre utili, perché permettono alle aziende di capire in che direzione muoversi per migliorare l’efficacia della loro presenza online. In questo senso, è da segnalare una presentazione di We Are Social, che analizza i comportamenti degli internauti durante la navigazione sui siti, durante l’uso dei social media e durante l’interazione mobile. I dati sono particolarmente freschi, perché scattano la fotografia della situazione a inizio 2014. E sono anche parecchio mirati, perché sono stati condotti su utenti web italiani. In pratica, la domanda a cui si tenta di dar risposta è la seguente: qual è l’impatto di Internet, dei social media e dell’uso dei dispositivi mobili in Italia? Le risposte le trovate appunto nella presentazione, che ho allegato alla fine di questo post. Voglio però anticiparvi alcune delle statistiche che ho trovato tra le più interessanti:
(fonte: comunicaresulweb.com) Web Marketing L’attuale crisi economica sta colpendo un po’ tutti, tanto i singoli quanto le imprese. Purtroppo, al momento, non si vede come uscire da questa situazione. Politici ed economisti sembrano non avere risposte adeguate, ed allora dobbiamo arrangiarci da soli. La tua azienda, piccola o grande che sia, potrebbe trovare un notevole aiuto dal web. Infatti grazie agli strumenti messi a disposizione dal web marketing hai la possibilità di ampliare il tuo mercato di riferimento e farti conoscere anche da chi abita a notevole distanza dal luogo in cui eserciti la tua attività. Ma vediamo in dettaglio che vantaggi può dare il web marketing alla tua azienda: DIFFUSIONE DEL TUO BRAND La diffusione del brand è un passo fondamentale per rilanciare la tua impresa. Se non ti conosce nessuno puoi anche realizzare il prodotto più innovativo del mondo, ma nessuno lo comprerà perchè nessuno sa che esiste. A meno che tu non disponga di ingenti capitali da destinare alla promozione dell’azienda tramite canali quali la TV e la carta stampata, l’unico modo per farti conoscere senza spendere una fortuna è quello di usare il web marketing. Ma quali strumenti hai a disposizione per promuovere l’azienda? Andiamo dal blog aziendale, al sito web aziendale, all’e-mail marketing, fino al social media marketing, cioè la diffusione del brand tramite i social network, o al viral marketing. Utilizzando strumenti come Facebook, Twitter, YouTube, le e mail, puoi raggiungere un pubblico vasto a costi decisamente contenuti rispetto ad una campagna pubblicitaria “tradizionale”. In più, mentre la pubblicità classica diffonde il proprio messaggio ad un pubblico indifferenziato, grazie al web marketing puoi rivolgerti direttamente al tuo pubblico di riferimento, un pubblico che, per i suoi particolari interessi, rappresenta la tua potenziale clientela. Ad esempio, se vendi strumenti musicali, grazie al web marketing, potrai indirizzare la tua campagna solo verso musicisti. Proprio per questo puoi ottenere un ROI (return on investment, cioè il rapporto tra quanto ricavi in termini di vendite e quanto investi in pubblicità) decisamente elevato. Grazie al web hai così la possibilità di raggiungere persone che vivono a centinaia di chilometri di distanza da te, ma che comunque potrebbero diventare tuoi clienti. ALLARGAMENTO DEL MERCATO Oltre alla difusione del tuo brand, grazie al web marketing hai la possibilità di ampliare il tuo mercato di riferimento. Proprio perchè sarai in grado di raggiungere persone anche molto distanti da te, il tuo mercato si amplierà. Ma come fare a vendere il tuo prodotto a chilometri e chilometi di distanza da te? Anche in questo caso ti viene in aiuto il web: infatti potrai integrare nel tuo sito web aziendale una sezione dedicata all’E-commerce. In questo modo ogni persona che visita il tuo sito web potrà acquistare direttamente online i tuoi prodotti, pagandoti con una normale carta di credito. In questo modo hai due importanti vantaggi:
Ovviamente tutto il meccanismo richiede un certa organizzazione: sito web perfettamente funzionante, rapidità nella spedizione dei prodotti, servizio clienti efficiente per risolvere eventuali problemi. Inoltre potrebbero servire degli adempimenti burocratici, per questo ti consiglio di rivolgerti all’ufficio commercio del tuo comune per avere informazioni in merito. Come vedi i vantaggi offerti dal web marketing sono notevoli, e potrebbero fare la differenza e darti un notevole aiuto per uscire dall’attuale crisi economica e risollevare la tua attività. (fonte: webmarketingaziendale.it) Una nuova ricerca Microsoft identifica gli otto trend emergenti del mondo digitale che cambieranno il modo in cui i brand si rivolgono ai consumatori Microsoft presenta i risultati di “Digital Trends”, una ricerca che indaga i principali trend emergenti del mondo digitale che nel prossimo futuro diventeranno fenomeni globali, imprescindibili per lo sviluppo da parte dei brand delle loro strategie di marketing. È emerso che Internet non è più una novità e il consumatore rappresenta la principale priorità. In questo contesto, in cui la tecnologia è ormai parte integrante della quotidianità e l’utente è ben consapevole dei propri diritti e delle proprie esigenze, si stanno facendo strada otto trend che saranno essenziali per garantire l’efficacia e il successo dei brand.
Un modello personalizzabile per calcolare e gestire le provvigioni, a scaglioni, da liquidare ai rappresentanti. Fra i punti di forza dell’organizzazione aziendale dobbiamo annoverare il settore commerciale che consente di gestire l’insieme consolidato dei clienti, aprire nuovi mercati, promuovere operazioni di pubblicità e marketing, fidelizzare clienti che, a prima vista, sembrano davvero imprendibili. Il settore commerciale ha la punta di diamante proprio nei rappresentanti che costituiscono la forza di penetrazione dell’azienda sia in termini geografici che di prodotto che, soprattutto, di portafoglio clienti; essi hanno il compito di promuovere l’azienda nella rispettiva area di competenza e, oltre ad incrementare il fatturato, hanno il dovere di salvaguardare il marchio, le origini e ciò che loro, appunto, rappresentano. In genere la figura del rappresentante (mono o plurimandatario) fa rima con “calcolo delle provvigioni”, uno dei problemi che, con cadenza regolare, la contabilità si trova a dover sbrogliare. Lo schema che proponiamo in questo articolo è predisposto per 3 rappresentati (responsabili di diverse aree italiane), ma il modello può essere facilmente adattato a più soggetti e su aree geografiche diverse; i dati da inserire riguardano il fatturato per ogni rappresentante con cadenza trimestrale. >>> Scarica il modello <<< Come funziona il modelloIl modello elabora le provvigioni basandosi su questa scaletta predisposta dal Direttore Commerciale: FatturatoProvvigioneExtra Fino a € 10.000,0010% A fine anno viene riconosciuto un bonus dell’8% (calcolato sul fatturato più alto dei 4 trimestri trascorsi) solo per volumi complessivi superiori a € 100.000,00 Da € 10.001,00 a € 15.000,0013,7% Oltre € 15.000,0015% Ad esempio un fatturato trimestrale di € 21.000,00 viene così trattato:
€ 1.000,00 + € 685,00 + € 900,00 = € 2.585,00 · Intesa Sanpaolo, Setefi e Vodafone hanno sviluppato una soluzione “tutto compreso” per agevolare la diffusione dei pagamenti tramite carte di debito e di credito · Si basa su un lettore carte compatto che si può collegare allo smartphone e al tablet e che permette di accettare pagamenti tramite app · L’accordo guarda allo sviluppo dei pagamenti senza contante e al milione di “partite iva” che ancora non hanno un POS Intesa Sanpaolo, Setefi e Vodafone hanno sviluppato una soluzione completa per agevolare l’accettazione dei pagamenti senza contante. È un esempio di collaborazione unica in Europa, che coinvolge alcuni dei maggiori player nel settore bancario, dei pagamenti elettronici e delle telecomunicazioni. I kit sono composti da uno smartphone o da un tablet Vodafone di ultima generazione con connessione internet veloce e sicura e l’innovativo POS mobile Move and Pay Business di Setefi. In Italia i pagamenti senza contante sono in crescita, ma la penetrazione dei POS del 26% è ancora lontana dalla media dei principali paesi europei del 50%. Un forte impulso arriverà a gennaio dal Decreto Sviluppo bis, quando non solo chi vende beni e servizi, ma anche chi eroga prestazioni professionali, dovrà consentire al cliente di regolare il pagamento con moneta elettronica. Il mercato potenziale è rappresentato da oltre 1 milione di “partite iva” che ancora non hanno un POS, per un volume potenziale di transato quantificabile in circa 90 miliardi di euro. Intesa Sanpaolo, Setefi e Vodafone hanno unito le rispettive competenze per sviluppare un’offerta completa, che permetta al cliente di accettare pagamenti elettronici ovunque si trovi, puntando sull’ampia diffusione e gradimento degli smartphone (25 milioni di persone in Italia ne hanno uno), dei tablet e dei servizi da essi veicolati. Le proposte commerciali partono da un costo base di 12 euro mensili, che include un tablet di nuova generazione, 4 GB di traffico internet, il servizio Vodafone Rete Sicura (che protegge la navigazione internet direttamente sulla rete) e il lettore POS a canone zero e senza costi di attivazione (il cliente paga una percentuale sulle transazioni, in base all’utilizzo effettivo). Il POS mobile Move and Pay Business è un piccolo lettore certificato ai massimi livelli di sicurezza da Visa, MasterCard e Consorzio Bancomat. Si collega allo smartphone e al tablet con il Bluetooth ed è dotato di tecnologia contactless. Dopo aver scaricato gratuitamente un’applicazione Android oppure iOs, consente di ricevere pagamenti in pochi passaggi, esattamente come gli apparecchi POS presenti nei negozi. L’interfaccia è particolarmente intuitiva e il dettaglio delle transazioni, visualizzabile on line, si può facilmente esportare e rielaborare per una rendicontazione personalizzata degli incassi. I kit saranno disponibili a partire dal 2 dicembre ed entro fine gennaio nelle filiali del Gruppo Intesa Sanpaolo e presso la forza vendita di Vodafone. Intesa Sanpaolo e Vodafone garantiranno l’assistenza alla clientela attraverso le filiali della Banca, molte delle quali aperte fino alle 20 di sera e il sabato mattina, e con il supporto dei 3.500 agenti Vodafone specializzati in microbusiness e pmi. per informazioni sul POS mobile di Vodafone compila e invia il modulo di contatto Ecco una guida per il manager che vuole entrare nel programma Amazon Marketplace Seller, per vendere i prodotti sul noto store virtuale di Jeff Bezos. Il manager che sta cercando di raggiungere i clienti di tutto il mondo può sfruttare il servizio Amazon Marketplace Seller per vendere i propri prodotti attraverso il popolare sito Web di Amazon. Ecco una breve guida su come fare. Innanzitutto è necessario recarsi su Amazon e successivamente aprire la pagina "Vendere su Amazon". A questo punto scegliere il proprio piano: quello "Professional" prevede un canone mensile e offre al venditore una suite di strumenti dedicati alla vendita e al monitoraggio, mentre il piano individuale prevede un canone fisso per le vendite effettuate piuttosto che un canone mensile. A questo punto bisogna creare il proprio account venditore. Leggere i termini di licenza Amazon, aggiungere una carta di credito che servirà per l'accredito dei pagamenti, inserire il numero di telefono e verificarlo attraverso l'apposito messaggio che arriverà prontamente. Cliccare a questo punto su "Registra e continua", attendere qualche istante e l'account a questo punto sarà stato creato. Da questo momento si potrà accedere all'hub centrale dedicati ai venditori su Amazon, pagina da cui sarà possibile iniziare a vendere i propri prodotti. Ecco quando imprese e Partite IVA non sono obbligate ad emettere fattura e quando non è necessario neanche lo scontrino o la ricevuta fiscale. La fattura emessa al cliente dal professionista, e in generale delle Partite IVA, in alcuni casi non è obbligatoria e può essere sufficiente la ricevuta fiscale; in altri casi non è obbligatorio neppure l’emissione dello scontrino da parte dell’esercente. Esonero fattura Più in particolare, è sufficiente lo scontrino o la ricevuta fiscale (a meno che il cliente non richieda espressamente la fattura) nel caso in cui si svolga un’attività di:
Esonero scontrino Uno dei dubbi più comuni, sia come cliente sia come esercente attività commerciale, è quando scatta l’obbligo dello scontrino, pratica spesso “dimenticata” nel nostro Paese. Ebbene, niente scontrino obbligatorio, e neppure ricevuta o fattura, nel caso in cui l’attività di vendita preveda:
Lo prevede l’articolo 34, comma 55 del Dl 179/2012 (Decreto Sviluppo Bis), che ha esteso ai dettaglianti le regole che si applicano alla Grande Distribuzione, cioè gli esercizi commerciali definiti di media e grande struttura di vendita ai quali viene richiesta una superficie superiore a 150 metri quadri, se ubicati in Comuni con popolazione inferiore a 10mila abitanti, o superiore a 250 metri quadri se la popolazione è più numerosa. Anche in questo caso l’esonero comporta l’0bbligo di trasmettere all’Agenzia delle Entrate i corrispettivi quotidiani derivanti dalla vendita (distinguendo per negozio e per giornata di lavoro). |
L' AutoreMaurizio Diotallevi, consulente per il web & social marketing di piccole/micro imprese e professionisti, appassionato per l' innovazione digitale. Archivio
Marzo 2017
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